mercoledì 17 febbraio 2010

mercoledì 10 febbraio 2010

La bontà di Dio


La sua bontà

Il fatto è che Nostro Signore è adorabilmente buono: il suo Cuore non può veder soffrire senza restarne spezzato. Questa pietà lo ha spinto a compiere spontaneamente, prima di averne ricevuto preghiera, alcuni dei suoi più grandi miracoli.
La folla lo seguiva attraverso le deserte montagne della Palestina; da tre giorni, per poterlo ascoltare, essa aveva trascurato di bere e di mangiare. Ma il Signore chiama gli Apostoli: "Vedete questa povera gente? - dice loro - Non posso congedarli così: cadrebbero di stenti per la strada. Ho compassione di questa folla" 10. E moltiplica i pani e i pesci rimasti ai suoi discepoli.
Un'altra volta si stava recando alla cittadina di Naim, scortato da un gruppo numeroso. Giunto quasi alle porte della città, incontra un corteo funebre. Un giovane veniva condotto alla sue estrema dimora: era l'unico figlio di una vedova. Senza ormai più speranza, nn potendo più attendersi nulla dalla vita, la povera donna seguiva gemendo il corpo del figlio. La vista di questo muto dolore sconvolge il Signore: fu mosso a misericordia. "Povera afflitta - le dice - non piangere più" 11, e si avvicina alla barella dove giaceva il cadavere e restituisce il giovane alla madre.
Anime schiacciate dalle prove, coscienze tormentate dal dubbio o forse dal rimorso, cuori spezzati dal tradimento o dai lutti; voi tutti che soffrite, credete che Gesù non abbia pietà dei vostri dolori? Non avreste compreso nulla del suo immenso amore. Egli conosce le vostre miserie: le vede, e il suo Cuore ne è toccato. E' su di voi ch'Egli rivolge oggi il suo grido di compassione, è a voi che si rivolge, come già alla vedova di Naim: "Non piangere più; io sono la Rassegnazione, sono la Pace; io sono la Resurrezione e la Vita!".
Questa fiducia, che la sua bontà dovrebbe naturalmente ispirarci, Nostro Signore l'esige da noi esplicitamente: la pone come una condizione essenziale per ricevere i suoi favori. Lo vediamo, nel Vangelo, esigere degli atti formali, prima di compiere certi miracoli.
Perché Lui, così tenero, si mostra apparentemente così duro verso la cananea che gli domanda la guarigione della figlia? La respinge più volte, ma niente la scoraggia; niente ferma la sua incrollabile fiducia. E' appunto quello che il Salvatore desidera. "Donna - esclama con gioiosa ammirazione - la tua fiducia è grande"". E aggiunge: "Sia fatto secondo la tua volontà" 12
Fiat tibi sicut vis. La fiducia ottiene il compimento dei nostri desideri: Nostro Signore stesso l'afferma.
Strana aberrazione dell'intelligenza umana! Noi crediamo ai miracoli del Vangelo, dato che siamo cattolici per convinzione; crediamo che Nostro Signore, salendo al Cielo, non ha perso nulla della sua potenza; crediamo alla sua bontà, dimostrata dalla sua vita intera ... eppure non riusciamo ad abbandonarci alla fiducia.
Conosciamo molto male il Cuore di Gesù. Ci ostiniamo a giudicarlo secondo la debolezza dei nostri cuori: si direbbe proprio che vogliamo ridurre la sua immensità alle nostre meschine proporzioni. Facciamo fatica ad ammettere la sua incredibile misericordia verso i peccatori, perché noi siamo vendicativi e lenti a perdonare. Paragoniamo la sua tenerezza infinita ai nostri piccoli affetti. Non comprendiamo nulla di questo fuoco inestinguibile che rendeva il suo Cuore un immenso braciere d'amore, questa santa passione per gli uomini che lo dominava interamente, questa folle carità che lo spinse dalle umiliazioni della mangiatoia al sacrificio del Golgota. E non possiamo esclamare,. Nella pienezza della nostra fede, come l'Apostolo san Giovanni: "Abbiamo creduto nel suo amore! Credidimus charitati" 13.
O Maestro adorabile, vogliamo ormai abbandonarci interamente al vostro amoroso comportamento.
Vi affidiamo la cura del nostro avvenire materiale. Ignoriamo ciò che ci riserva questo avvenire, carico di minacce; ma ci mettiamo nelle mani della vostra Provvidenza.
Vi affidiamo le nostre pene; esse sono talvolta davvero crudeli, ma voi siete qui per addolcirle.
Vi affidiamo le nostre miserie morali; la nostra debolezza ci spinge a temere ogni mancanza. Ma voi ci sosterrete e ci preserverete dalle cadute.
Come il vostro Apostolo prediletto, che poggiava il capo sul vostro petto, noi ci riposeremo sul vostro Cuore divino e, secondo le parole del Salmista, ci addormenteremo in una pace deliziosa, poiché voi, o Gesù, ci avete posto in un'inalterabile fiducia.

da: “il libro della Fiducia”

martedì 2 febbraio 2010

Esame di coscienza

Esame di coscienza

O anima mia, ascolta quello che ti dice il Tuo Gesù.
Ti sei oggi ricordata di me?
Quante volte mi hai pensato?
E quando ti parlavo nel cuore, mi hai ascoltato?
E quello che ti ho chiesto, me l'hai dato?
Hai amato il tuo prossimo, come io ti ho comandato di fare?
Hai custodito il tuo corpo, dove io devo abitare?
Ti sei curata più di me o del mondo?
Di quel che io ti dico, o di quel che ti dicono gli altri?
Hai pensato più a te stessa che agli altri?
Io sono la vita che non finisce.
Sono la gioia che non svanisce.
Sono l'amore che non tradisce.

( Quintino Sicuro - sacerdote - eremita)

lunedì 1 febbraio 2010

Testimonianza

"DIO MI CERCAVA"


Testimonianza di un medico

"Certa è questa affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. Ma mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo dimostrasse in me, per primo, tutta la sua pazienza"(1 Timoteo 1:15,16)
Mia madre aveva pregato molto perché fossi un vero cristiano. Tuttavia, fin dai primi anni della mia vita di studente, rifiutavo il cristianesimo; arrivai al punto di vendere, per comprarmi degli alcolici, la Bibbia che mia madre mi aveva donato. Quel libro mi dava veramente fastidio. La mia vita senza Dio fece di me un uomo dai costumi dissoluti, anche se ero stimato per le mie qualità professionali. Quando divenni medico ospedaliero, vidi ogni tipo di disgrazia. Un giorno fu portato nel mio ambulatorio un muratore, vittima di un incidente sul lavoro. Il suo stato era disperato ed egli ne era cosciente. Ma l'avvicinarsi della morte non lo preoccupava affatto. Fui profondamente colpito dall'espressione felice sul suo viso. Dopo la sua morte, poiché non aveva famiglia, furono esaminati in mia presenza i pochi effetti contenuti nella sua borsa. Tra le altre cose si trovava una Bibbia. Quale fu la mia sorpresa quando riconobbi che era quella che mi aveva dato mia madre! La aprii: vi era segnato il mio nome come pure un versetto scritto da lei. Chiesi ed ottenni che il libro mi fosse assegnato. L'ultimo proprietario l'aveva certamente letta molto, a giudicare dai numerosi versetti sottolineati. Ero sconvolto. Dio mi cercava. Rispondeva alle preghiere di mia madre. Non ebbi requie fino al momento in cui accettai Gesù come mio Salvatore. Quella Bibbia è diventata per me un gran tesoro: mi ricordava mia madre, un episodio della mia vita, e soprattutto era una testimonianza della grazia del buon Pastore che continua a cercare la sua pecora perduta finché la trova.