mercoledì 22 dicembre 2010

mercoledì 15 dicembre 2010

Il Santo Natale

Buon Compleanno Gesu'

In ogni Natale Tu sei il festeggiato, ma quante volte noi ci appropriamo della festa…
E Ti lasciamo nell’angolo di un vago ricordo senza impegno, senza cuore e senza ospitalità sincera!
Da duemila anni, ad ogni Natale noi ci scambiamo gli auguri perché avvertiamo che la tua Nascita è anche la nostra nascita, la nascita della Speranza, la nascita dell’Amore, la nascita di Dio nella grotta della nostra povertà.
Però – quanto mi dispiace doverlo riconoscere! – il tuo Natale! Il tuo Natale è minacciato da un falso natale, che prepotentemente ci invade e ci insidia e ci narcotizza fino al punto di non vedere più e non sentire più il richiamo del vero Natale: il tuo Natale!
Quante luci riempiono le vie e le vetrine in questo periodo!
Ma la gente sa che la Luce sei Tu?
E se interiormente gli uomini restano al buio, a che serve addobbare la notte con variopinte luminarie? Non è una beffa, o Gesù? Non è un tradimento del Natale? Queste domande, caro Gesù, si affollano nel mio cuore e diventano un invito forte alla conversione.
E noi cristiani mandiamo luce con la nostra vita? E le famiglie e le parrocchie assomigliano veramente a Betlemme? Si vede la stella cometa della testimonianza della vita abitata e trasformata dalla Tua Presenza?
Questi interrogativi non possiamo, non vogliamo, non dobbiamo evitarli se vogliamo vivere un autentico Natale.
Dalle case e dai luoghi di divertimenti, in questi giorni, escono musiche che vorrebbero essere invito alla gioia. Ma di quale gioia si tratta? Gli uomini hanno scambiato il piacere con la gioia: quale mistificazione! Il piacere è il sollecito della carne e, pertanto, sparisce subito e va continuamente e insaziabilmente ripetuto; la gioia, invece, è il fremito dell’anima che giunge a Betlemme e vede Dio e resta affascinata e coinvolta nella festa dell’Amore puro.
Sarà questa la nostra gioia, sarà questo il nostro Natale? Gesù, come vorrei che fosse così!
Ma c’è un altro pensiero che mi turba e mi fa sentire tanto distante il nostro natale dal tuo Natale. A Natale, o Gesù, Tu non hai fatto il cenone e non hai prenotato una stanza in un lussuoso albergo di una rinomata stazione sciistica. Tu sei nato povero. Tu hai scelto l’umiltà di una grotta e le braccia di Maria (la “poverella” amava chiamarla Francesco d’Assisi, un grande esperto del Natale vero!).
Come sarebbe bello se a Natale, invece di riempire le case di cose inutili, le svuotassimo per condividere con chi non ha, per fare l’esperienza meravigliosa del dono, per vivere il Natale insieme a Te, o Gesù! Questo sarebbe il regalo natalizio!
A questo punto io ti auguro ancora, con tutto il cuore, buon compleanno, Gesù!
Ma ho paura che la tua Festa non sia la nostra festa.
Cambiaci il cuore, o Gesù, affinché noi diventiamo Betlemme e gustiamo la gioia del tuo Natale con Maria, con Giuseppe, con i pastori, con Francesco d’Assisi, con Papa Giovanni, con Maria Teresa di Calcutta e con tante anime che, con il cuore, hanno preso domicilio a Betlemme.
Buon Natale a tutti… ma ora sapete di quale Natale intendo parlare.
Card. Angelo Comastri

martedì 14 dicembre 2010

lunedì 13 dicembre 2010

La notte santa
"Domani sarà cancellata l'ingiustizia dalla terra"


Il Natale, al quale la Chiesa ci prepara con la liturgia dell'Avvento, non è un giorno di romanticismo sentimentale, ma la festa regale del Dio onnipotente che ha misurato i tempi e finalmente viene a redimere il suo popolo. Benchè all'inizio il Messia si nasconda sotto l'aspetto di un innocuo bambino, Erode lo considera sufficientemente pericoloso per mobilitare il proprio esercito contro di Lui: E' il Cristo forte, al quale è stato dato ogni potere in cielo e in terra, il Redentore, che gli opppressi attendono con desiderio ardente. Per questo la Chiesa, alla vigilia della festa, reca l'incoraggiante annuncio: "Domani sarà cancellata l'ingiustizia dalla terra!"

C'è molta ingiustizia sulla terra. Ingiustizia che facciamo e ingiustizia che subiamo. Ingiustizia come punizione per le proprie manchevolezze e ingiustizia compiuta senza motivo. Ingiustizia causata dai peccati dei nostri padri e ingiustizia inflitta per puro odio alla Chiesa perseguitata. Cristo cancellerà tutte queste ingiustizie dalla terra.

Ciò non significa che noi - come gli ebrei- dobbiamo immaginarci la redenzione come una spedizione punitiva contro sfruttatori e dittatori. E non dobbiamo nemmeno aspettarci dal Signore una riforma sociale che trasformi la terra in un paradiso. Perchè Cristo non è un politio, nè un generale, nè un sindacalista. Egli è il Figlio di Dio che si fa uomo per recare all'uomo la vita divina e che, di conseguenza, ci chiama ad essere perfetti, come è perfetto il Padre Celeste. Soltanto nella misura con la quale corrisponderemo a qusta chiamata, l'ingiustizia scomparirà dalla terra.

Noi siamo personalmente responsabili per il pezzetto di regno di Dio che noi stessi costruiamo. Soltanto se Cristo sarà l'unica norma del nostro agire, se faremo ciò che Egli ha fatto e respingreremo ciò che ha respinto, se il suo amore verso Dio e gli uomini proromperà irresistibilmente da noi, se il Padre riconoscerà di nuovo in noi suo Figlio, se pastori e re, potenti e oppressi piegheranno con gioia le ginocchia perchè hanno scoperto in noi il Redentore, solto allora Cristo rinascerà nel nostro tempo e dentro di noi e potrà esserci pase sulla terra.
Ma se nell'albergo del nostro cuore non ci sarà posto per Cristo, allora l'iniquità dopo Natale sarà grande esattamenente come prima.

(Werenfred Van Straaden)

AVVENTO

La tragicità della storia del Natale

Presto sarà Natale. Le luci dell'albero di Natale e le vecchie canzoni che risuonano davanti al presepio o alla radio, vi ricorderanno la storia indimenticabile di Maria e Giuseppe, i quali, per il capriccio di un imperatore, attraverso strade impraticabili, si recarono d'inverno a Betlemme, dove per loro non ci fu posto nelle locande. In questo modo è cominciata la storia della nostra salvezza.

La nostra salvezza è stata pagata cara, non soltanto sul Golgota, ma anche a Betlemme. Il canto degli angeli, la bontà dei pastori e la fede dei Magi non devono farci mai dimenticare la tragicità che ci è tramandata dal racconto natalizio. La tragicità delle porte e dei cuori sbarrati. Lo scandalo della inospitabilità e della stalla nella quale è nato il Signore. L'odio di Erode che nel Bambino indifeso scorgea un pericolo per il suo potere. La paura di Maria e Giuseppe quando appresero all'improvviso che dovevano fuggire a rotta di collo, di notte, da un nascondiglio all'altro, oltre confine, mentre dietro di loro cresceva il rantolo dei bambini innocenti moribondi e il pianto disperto che le loro madri innalzavano al cielo. Il resto ce lo possiamo immaginare: l'arrivo in Egitto, il faticoso avvio in una terra straniera, le difficoltà con la lingua, gli interrogatori della polizia, la diffidenza, la lunga strada da un ufficio all'altro e da un funzionario all'altro, le formalità per il permesso di soggiorno e di lavoro...Chi assume volentieri un lavoratore straniero, che ha passato illegalmente il confine con la moglie e il figlio?
Gesù, Maria e Giuseppe sono stati i primi profughi dell'era cristiana. Innumerevoli altri hanno dovuto, più tardi, condividere la loro sorte. Dalla notte, nella quale l'angelo svegliò Giuseppe e gli ordinò di fuggire in Egitto con il bambino e sua madre, il mondo è pieno di profughi e di perseguitati, nei quali Cristo implora amore e assistenza. E come allora i pastori portano al Bambino Gesù formaggio o latte o il caldo vello di una percora, e come lungo la strada verso l'Egitto ci furono persone di buon cuore che aiutarono la Sacra Famiglia, così noi abbiamoo il dovere di assistere il Cristo perseguitato dei nostri giorni dappertutto dove Egli soffre nei più piccoli dei suoi fratelli.
Il Natale è più di una festa di famiglia con l'albero, le candele, la schiera degli angeli e il tacchino arrosto sulla tavola.

E' la venuta di Cristo in un mondo freddo, scuro ed irredento. Senza dubbio non ci è proibito di celebrare con la gioia dei redenti l'incarnazione di Dio anche mediante un banchetto. Ma non dobbiamo dimenticare l'essenziale: che Cristo vuole diventare nuovamente uomo nella sua Chiesa e in ciascuno di noi, affinchè noi facciamo risplendere il suo volto, la sua bontà, la sua misericordia e la sua premura nelle tenebre del nostro tempo.

(Werenfried Van Straaten)

La Vergine Immacolata

La Purezza è la più abbagliante virtù di Maria
che sempre acceca il nemico


La purezza è la virtù più abbagliante della Madonna. Lo splendore della sua verginità sempre intatta fa di Lei la creatura più radiosa che si possa immaginare, la Vergine più celestiale, tutta “candore di luce eterna” ( Sap 7, 26 ).

Il dogma di fede della Verginità perpetua di Maria Santissima, il dogma di fede della concezione verginale di Gesù ad opera dello Spirito Santo, il dogma di fede della Maternità verginale della Madonna: questi tre dogmi investono l’Immacolata di uno splendore verginale che “i cieli dei cieli non possono contenere” ( 1 Re 8, 27 ). E lungo i secoli, nella Chiesa, alla Beata Vergine, si sono ispirate le schiere angeliche delle vergini che hanno cominciato già da questa terra a vivere solo di Gesù, per “seguire l’Agnello” ( Ap 14, 4 ) nel tempo e nell’eternità.

Tutta la Chiesa nel suo cammino millenario ha celebrato ed ha glorificato in Maria la Tutta Vergine, la Sempre Vergine nell’anima e nel corpo, la Vergine Santa consacrata divinamente dalla presenza del Verbo di Dio, che si è incarnato in Lei, rivestendosi della stessa verginità della Madre.