mercoledì 13 luglio 2011

Imparate da Me, che sono mite e umile di cuore


Io sono mite e umile di cuore.
+VANGELO (Mt 11,28-30)

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e Io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Parola del Signore


« Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me »

Mediante l'umiltà viviamo con Dio, e Dio vive con noi in una vera pace ; in essa si trova il fondamento vivo di ogni santità. Può essere paragonata ad una fonte da cui sgorgano quattro fiumi di virtù e di vita eterna (cfr. Gen 2,10)... Il primo di questi fiumi, che zampilla da un suolo veramente umile, è l'ubbidienza ;... l'orecchio diviene umilmente attento, per ascoltare le parole di verità e di vita che vengono dalla Sapienza di Dio, mentre le mani sono sempre pronte ad adempiere la sua amatissima volontà... Cristo, la Sapienza di Dio, si è fatto povero per arricchirci, è divenuto servo per farci regnare, infine è morto per darci la vita... Affinché sapessimo come seguirlo e servirlo, ci dice : « Imparate da me, che sono mite e umile di cuore ».

La mitezza, infatti, è il secondo dei fiumi di virtù che sgorga dal suolo dell'umiltà : « Beati i miti perché erediteranno la terra » (Mt 5,5), cioè la propria anima e il proprio cuore, in pace. Infatti sull'uomo mite e umile riposa lo Spirito del Signore ; e quando il nostro spirito è così innalzato e unito allo Spirito di Dio, portiamo il giogo di Cristo che è gradevole e dolce, e siamo caricati del suo fardelo leggero... Da questa intima mitezza zampilla un terzo fiume, che consiste nel vivere con ogni pazienza. Nella tribolazione e la sofferenza, il Signore ci visita. Se riceviamo queste messaggere con un cuore lieto, allora verrà lui ; ha detto infatti per mezzo del profeta : « Presso di lui sarò nella sventura, lo salverò e lo renderò glorioso » (Sal 90,15).

Il quarto e ultimo fiume di vita umile à l'abbandono della volontà propria e di ogni ricerca di se stesso. Questo fiume nasce nella sofferenza sopportata con pazienza. L'uomo umile... rinuncia alla propria volontà e si abbandona spontaneamente nelle mani di Dio. Così diviene una sola volontà e una sola libertà con la volontà divina... E questo è proprio il fondo dell'umiltà... La volontà di Dio, che è la libertà, ci toglie ogni spirito di timore e ci rende liberi e vuoti da noi stessi... Allora Dio ci dà lo Spirito degli eletti, che ci fa gridare con il Figlio : « Abba, Padre » (Rm 8,15).

Beato Jan Ruysbroeck (1293-1381), canonico regolare
I sette gradi dell'amore spirituale, cap. 4


Il Signore, come un amico buono, chiama a sé tutti coloro che sono affaticati e appesantiti dalla vita: da quel pubblicano al piccolo gruppo di uomini e donne che lo seguono, sino alle folle di prive di speranza, oppresse dallo strapotere dei ricchi, colpite dalla violenza della guerra, della fame, dell'ingiustizia. Su tutte queste folle dovrebbero, oggi, risuonare le parole del Signore: "Venite a me, vi darò ristoro". Il ristoro non è altro che Gesù stesso: riposarsi sul suo petto e nutrirsi della sua Parola.

Gesù, e solo lui, può aggiungere: "Prendete il mio giogo su di voi". Non parla del "giogo della legge", il duro giogo imposto dai farisei. Il giogo di cui parla Gesù è il Vangelo, esigente e assieme dolce, appunto come lui. Per questo aggiunge: "Imparate da me che sono mite ed umile di cuore". Imparate da me: ossia divenite miei discepoli. Ne abbiamo bisogno noi; e soprattutto ne hanno bisogno le numerose folle di questo mondo che aspettano di ascoltare ancora l'invito di Gesù: "Venite e troverete il ristoro".

sabato 9 luglio 2011

Maria è nostra Madre

MARIA E’ NOSTRA MADRE


La missione di Maria è di essere madre; ella è madre della Chiesa e madre di ciascuno di noi.
Maria si dimostra madre con il suo affetto e la sua sollecitudine. Una madre che non amasse sarebbe incomprensibile. Maria ci ama come ha amato, e come ama sempre il suo figlio Gesù.
Una madre non si limita a dare la vita, la nutre, la preserva dai pericoli, è piena di sollecitudine per suo figlio. La dedizione materna è una delle meraviglie della creazione.
Quello che una madre fa per la vita naturale di suo figlio, la Vergine Maria lo fa per la nostra vita spirituale.
Una parte molto importante della sollecitudine materna di Maria è l’educazione.
La madre fa passare la sua anima in quella di suo figlio e ne fa sorgere nuove possibilità. Sarebbe mancato qualcosa a Gesù senza la sua educazione ad opera di Maria. C’è una incolmabile carenza in un uomo che non ha avuto nella sua infanzia la tenerezza di una madre. In un cuore aperto all’influenza della Vergine c’è qualcosa di tenero e di forte, di aperto e di generoso.
In che modo Maria svolge questo ruolo di educatrice?
Ci sono i suoi esempi per chi sa vederli, le sue direttive per chi sa discernerle, i suoi rimproveri per chi sa intenderli. Tocca a noi modellarci su di lei, che è perfetta; seguire le tracce di lei, che è luce; innalzarci dietro a lei, che è benedetta, tutta unita a Dio. Che la nostra esistenza sia irradiata dalla sua bellezza e dalla sua bontà; dobbiamo essere come il figlio che guarda sua madre.

L’amore materno è molto importante per l’evoluzione armoniosa della personalità del fanciullo. Una madre ama tutti i suoi figli, non in generale, ma ciascuno con un affetto particolare. Così è anche per la nostra madre del cielo; ella ci ama come se ciascuno di noi fosse solo al mondo, il suo solo Gesù. Sulla croce Gesù non le ha detto: “Ecco i tuoi figli”, ma “Ecco il tuo figlio”. Il suo amore si estende a tutti i suoi figli, ma è personale. Ella mi ama così come sono, con il mio passato, la mia vocazione, le mie debolezze, i miei peccati, la mia mediocrità. Mi ama non per quello che valgo, o per quello che faccio per lei, ma secondo la misura del suo cuore, che è commisurato al cuore di Gesù.
Poiché ci ama, Maria è esigente e vuole che noi seguiamo Cristo con generosità e fiducia. Tocca a noi mantenerci sotto il suo benefico influsso e rispondere ai suoi inviti con un gioioso “Si, Mamma!”.

venerdì 8 luglio 2011

Testimonianza



La guarigione di un paracadutista mussulmano


Un monaco dell'Abbazia di Latroun in Israele ha comunicato una testimonianza da lui raccolta dalla bocca stessa di padre Giuseppe, curato di Anjara : Nasser, un giovane mussulmano, paracadutista dell'esercito giordano ad Amman, nel corso di un lancio cadde causando lo spostamento di una vertebra, obbligandolo a rimanere a letto. Non lo si può guarire. È fidanzato ad una giovane mussulmana, alunna presso le Sorelle del Rosario. È grande la tristezza dei fidanzati.


Nasser è mandato a Londra dove, dopo una disgraziata puntura, diventa paralizzato a vita. Ritorna allora all'opspedale militare di Amman. I genitori della fidanzata pensano di far rompere il fidanzamento e anche Nasser è di questo avviso. Allora, un'amica della fidanzata, Suora L. Del Rosario, spinta dallo Spirito Santo, dona a Nasser una Medaglia Miracolosa. Lui la bacia e la porta al collo. Sorella L. Gli dice : « Ciò che i medici non possono fare, Dio lo farà e ti guarirà."

Quella notte, Nasser sente una voce dentro di lui : « Nasser tu sei guarito, alzati. » Lui risponde: "Impossibile sono paralizzato." Una seconda volta, la voce gli dice: "Nasser alzati, tu sei guarito." Allo stesso tempo, sente due mani vigorose che lo prendono e lo mettono in piedi. È guarito. Esultando di gioia, veramente guarito, sveglia tutto l'ospedale. Medici ed infermieri non credono ai loro occhi.

L'indomani richiede un certificato che riconosca che la sua guarigione è miracolosa. Non gli si fa che un certificato mostrando che la sua guarigione é umanamente inesplicabile. Che importa! Nasser diventa apostolo di Maria e grida dappertutt che « Sittna Mariam », la Nostra Signora Maria, l'ha guarito. Partecipa con la fidanzata ad una messa in azione di grazia. Nulla si oppose alla loro unione. E monsignor Sinnana, vescovo di Amman viene informato del fatto sottoposto al suo apprezzamento, come il desiderio di Nasser di diventare cristiano.

Articolo di « Messaggi e Messaggeri » n° 163, dic. 1984
Riportato nella Raccolta mariana 1986 del Frate Albert Pfleger, marista