lunedì 15 dicembre 2008

IL DIGIUNO che fa fiorire la GIUSTIZIA nel mondo



"Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi.
Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso.
E' forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica?
Forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore.
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
dividere il pane con l'affamato, introdurre in casa i miseri senza tetto,
vestire uno che vedi nudo?
Allora la tua luce sorgerà come l'aurora.
Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà.
Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà;
implorerai aiuto ed Egli dirà:

"Eccomi!"

Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito
e il parlare empio, se offirai il pane all'affamato,
se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio".
(Isaia 58, 4-10)


Le parole del profeta Isaia sono molto chiare: il digiuno che il Signore desidera non consiste nel privarsi di qualcosa e farlo sapere a tutti, m a nel condividere il cibo con l'affamato, nel dare ospitalità a chi è senza casa, nell'offrire un vestito a chi non ne ha.
Un digiuno così fa fiorire la GIUSTIZIA nel mondo!



EQUA DISTRIBUZIONE DEI BENI

Nel mondo oggi si parla tanto di equa distribuzione dei beni della terra al fine di una "uguaglianza" in modo che non ci sia nè ricco, nè povero. Chiaramente vuol dire: chi ha di più, dia a chi ha di meno e ciò per far "giustizia" riguardo a ciò che si possiede.

...Bisogna in poche parole "rendere" al più povero ciò che gli "appartiene". La parola rendere non significa "dare", ma significa "restituire". Dio potrebbe in qualche modo dirci: se dividete le ricchezze non è che fate qualcosa di eroico, ma date ciò che è giusto.
Un Padre infatti non fa differenze fra i suoi figli, ma dà equamente.


"BEATI QUELLI CHE HANNO FAME...

PERCHE' SARANNO SAZIATI"


"Per conoscere i poveri- diceva don Mazzolari- non basta neppure l'amore di chi si mette concretamente e generosamente a loro disposizione. Per conoscere veramente i poveri, per parlarne con competenza, bisognerebbe conoscere il mistero di Dio, che li chiama "beati" riservando loro il suo regno. Se vedo me stesso non posso vedere il povero: se vedo Gesù non posso non vedere il povero... Quella dei poveri, come quella di Dio, è una presenza scomoda. Sarebbe meglio che Dio non fosse; sarebbe meglio che i poveri non fossero: poichè se Dio c'è, la mia vita non può essere la vita che conduco..Non è il fatto che ci siano dei poveri che fa paura, ma che esistano degli uomini, dei fratelli che non li vogliono vedere".

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