sabato 4 aprile 2009

Domenica delle palme


Con la Domenica delle Palme o più propriamente Domenica della Passione del Signore, inizia la solenne annuale celebrazione della Settimana Santa, nella quale vengono ricordati e celebrati gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù, con i tormenti interiori, le sofferenze fisiche, i processi ingiusti, la salita al Calvario, la crocifissione, morte e sepoltura e infine la sua Risurrezione.
La Domenica delle Palme giunge quasi a conclusione del lungo periodo quaresimale, iniziato con il Mercoledì delle Ceneri e che per cinque liturgie domenicali, ha preparato la comunità dei cristiani, nella riflessione e penitenza, agli eventi drammatici della Settimana Santa, con la speranza e certezza della successiva Risurrezione di Cristo, vincitore della morte e del peccato, Salvatore del mondo e di ogni singola anima.
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La liturgia di oggi (Mc 11,1 -10) ci ripropone l'ingresso del Signore nella sua Gerusalemme e, come sempre, non si può non rimanere colpiti dall'enorme diversità delle reazioni dei vari personaggi che "animano" la scena di questa pagina evangelica: dalla "docilità" dei discepoli, al comando di Gesù di procurare l'asinello (una docilità che, però è, probabilmente, conseguente alla loro incapacità di comprendere, fino in fondo, cosa sta per avvenire); all'accoglienza regale ed osannante della folla ("spropositata", se volessimo considerarla alla luce di ciò che accadrà di qui a qualche giorno!); all'attegiamento di Gesù stesso, fatto di sofferta compartecipazione al destino dell'uomo e, - nel contempo - di profonda, libera e piena obbedienza al progetto del Padre: Egli sa di essere il Messia atteso, ma sa anche che il suo Regno "non è di questo mondo" e la sua regalità non si manifesta secondo i parametri dei re della terra, ma dall'alto di una croce, dove si consumerà il dramma più alto, sconvolgente e, alllo stesso tempo, meraviglioso dell'amore infinito ed eterno di Dio. Gesù, entrando trionfalmente nella sua città, sa tutto questo!
Ma conosce anche la durezza di cuore del suo popolo: sa bene che "i suoi" non hanno capito fino in fondo la portata della sua missione: lo acclamano Re, ma non esiteranno, tra qualche giorno, a gridare contro di Lui la loro rabbia e la loro delusione, quando con l'aggressività inferocita e passionale tipica della folla - di ogni folla di ogni tempo, cioè di una realtà senza volto, e per questo, senza cuore nè volontà! - chiederanno a Pilato la sua crocifissione!
Gesù muore per questa folla che oggi lo acclama, ma che domani lo crocifiggerà! Ma (e, questo è meravigliosamente espresso in tutti i Vangeli, particolarmente in Marco!) Egli non svelerà mai i "segreti del Padre suo" alla folla! Per essere "intimi" del Signore, bisogna (allora, come oggi e come sempre!") avere il coraggio di uscire dalla folla, di "compromettersi per Cristo", di seguirlo fino in fondo, di dare la vita, come Lui!
L'atteggiamento più giusto è, allora, quello di chi, guardando a Colui che "spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Fil 2,6-11), sente nascere dentro il cuore il desiderio di chiedere perdono, di lasciarsi affascinare ed interpellare dall'amore senza limiti di un Dio Crocifisso, sapendo che "Cristo ha vinto la morte!" (2Tm 1,10), e con essa, ha sconfitto il peccato, perchè "laddove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia.. " (Rm 5,20)!
Per questo, "...chi crede in Lui, avrà la Vita!" (Gv 3,15).
Sia questa la nostra Pasqua!

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