lunedì 17 ottobre 2011

La Messa

LA MEDESIMA VITTIMA DELLA CROCE


Guardiamo quel che avviene sull'altare. Che vediamo?

Dopo qualche preghiera preparatoria e le letture, il sacerdote offre il pane e il vino: è l'offerta o l'offertorio; fra poco questi elementi saranno trasformati nel Corpo e nel Sangue di Nostro Signore. Il sacerdote invita poi i fedeli e gli spiriti celesti a circondare l'altare (Pregate fratelli e Prefazio che diventerà un nuovo Calvario), ad accompagnare con lodi e omaggi l'azione santa. Dopo di che, entra silenziosamente in comunione più intima con Dio. Il momento della consacrazione arriva. Stende le mani sulle offerte, come faceva in antico il sommo sacerdote sulla vittima da immolare; richiama tutti i gesti e tutte le parole di Cristo nell'ultima Cena al momento di istituire il Sacrificio: Nella notte in cui fu tradito... Poi, identificatosi con Cristo, egli pronuncia le parole rituali: "Questo è il mio Corpo", "Questo è il mio Sangue".
Queste parole operano il cambiamento del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo. Per la sua espressa volontà e la sua istituzione formale, Cristo si rende presente realmente e sostanzialmente con la sua divinità e la sua umanità, sotto apparenze che restano e che lo nascondono ai nostri sguardi.
Con queste parole, il Sacrificio è compiuto. In virtù delle parole: Questo è il mio Corpo, Cristo, per l'intermediario del sacerdote, mette la sua carne sotto le specie del pane; con le parole: Questo è il mio Sangue, mette il suo sangue sotto le specie del vino. Egli separa così misticamente la sua Carne e il suo Sangue, che, sulla Croce, furono fisicamente separati, e la cui separazione produsse la morte.

Dopo la resurrezione, Cristo non può più morire: la morte non ha più potere su di lui (Rm 6,9). La separazione del suo Corpo e del suo Sangue che si fa sull'altare è mistica. Lo stesso Cristo, che è stato immolato sulla Croce, è immolato sull'altare, ma in modo diverso; e questa immolazione, accompagnata dall'offerta, costituisce un vero sacrificio.
La Comunione continua il Sacrificio; è l'ultimo atto importante della Messa. Il rito della consumazione della Vittima finisce di esprimere l'idea di sostituzione e soprattutto il legame che si trova in tutto il Sacrificio. Unendosi così intimamente alla Vittima che gli si è sostituita, l'uomo s'immola, per così dire, di più; l'Ostia, essendo divenuta cosa santa e sacra, mangiandola, noi ci appropriamo la virtù divina operata dalla consacrazione.
Nella Messa, la vittima è Cristo stesso, Uomo-Dio; perciò la comunione è l'atto per l'eccellenza di unione alla Divinità; è la migliore e la più intima partecipazione a questi frutti di alleanza e di vita divina che ci dona l'immolazione di Cristo.
Così, dunque, la Messa non è solamente una semplice rappresentazione del sacrificio della Croce; non ha solamente il valore di un semplice ricordo; ma è un vero sacrificio, come quello del Calvario, che essa riproduce, continua e di cui applica i frutti.


Marmion, Cristo vita dell'anima.

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