sabato 7 aprile 2012

Sabato santo

Sabato Santo
Il Sabato santo, la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e morte

Sabato santo: giorno della sepoltura di Dio. Non è questo in maniera impressionante il nostro giorno? Non comincia il nostro secolo ad essere un grande sabato santo, giorno dell'assenza di Dio, nel quale anche i discepoli hanno un vuoto aleggiante nel cuore che si allarga sempre di più, e per questo motivo si preparano, pieni di vergogna e di angoscia, al ritorno a casa e si avviano cupi e distrutti nella loro disperazione verso Emmaus, non accorgendosi affatto che colui che era creduto morto è in mezzo a loro? «Disceso all'inferno» - questa confessione del Sabato santo - sta a significare che Cristo ha oltrepassato la porta della solitudine, che è disceso nel fondo irraggiungibile e insuperabile della nostra condizione di solitudine. Questo sta a significare però che anche nella notte estrema, nella quale non penetra alcuna parola, nella quale noi tutti siamo come bambini cacciati via, piangenti, si dà una voce che ci chiama, una mano che ci prende e ci conduce, la solitudine insuperabile dell'uomo è stata superata dal momento che Egli si è trovato in essa. L'inferno è stato vinto dal momento in cui l'amore è anche entrato nella regione della morte e la 'terra di nessuno' della solitudine è stata abitata da lui (J. Ratzinger, in J. RATZINGER - W. CONGDON, Il Sabato della storia, Milano 1998, 43-46, passim).


Padre nostro che sei nei cieli e tieni lo sguardo su di noi, piccole creature della terra, ravviva la nostra fede e la nostra speranza davanti al mistero della morte.Anche tu, insieme al tuo Figlio, hai voluto sperimentare il gelido silenzio del sepolcro. Anche tu, che sei l'eterno Vivente, hai voluto - per amore e compassione - diventare come un seme gettato nella terra. Per la tua sconvolgente umiltà ed empatia, donaci la grazia di saper accettare con animo forte e sereno la legge naturale della morte quale passaggio alla vita risorta .


Un Giuseppe ti ha protetto quando eri bambino.

Un altro Giuseppe ti schioda dolcemente dalla croce.

Nelle sue mani tu sei più abbandonato di un bimbo nelle mani della madre.

Egli depone nel grembo della roccia la reliquia del tuo corpo immacolato.

La pietra è rotolata, tutto è silenzio.

E’ lo shabbáth misterioso.

Tutto tace, la creazione trattiene il respiro.

Nel vuoto totale d'amore, discende il Cristo.

Ma da vincitore. Egli arde del fuoco dello Spirito.

Al suo contatto, i legami dell'umanità si consumano.

O Vita, come puoi morire?


Muoio per distruggere la potenza della morte e risuscitare i morti dall'inferno.
Tutto tace. Ma la grande lotta ha fine. Colui che separa è vinto. Sotto la terra, nel profondo delle nostre anime, una scintilla di fuoco si è accesa. Veglia di pasqua. Tutto tace, ma nella speranza. L’ultimo Adamo tende la mano al primo Adamo. La Madre di Dio asciuga le lacrime di Eva. Attorno alla roccia mortale, fiorisce il giardino (BARTOLOMEO I, cit. in Via Crucis al Colosseo, Città del Vaticano 1994).

La terra è sfinita. Tutto dorme e attende. Anche il corpo di Gesù riposa. Come per Lazzaro, la morte di Gesù non è che un sonno. Mentre l'anima è scesa, per portarvi la vittoria, fino al profondo degli inferi, il suo corpo dorme pacificamente nella tomba, in attesa delle meraviglie di Dio.
Poiché questo Grande Sabato non è come gli altri. Qualcosa è radicalmente cambiato. La cortina del Tempio si è lacerata da poco, brutalmente, scoprendo il Santo dei Santi. Il Tempio non è più al suo posto. Il Sabato non è più nel Sabato. La Pasqua nella Pasqua. Tutto è altrove. Tutto è qui accanto, accanto al corpo che dorme nella tomba. Tutto è attesa, tutto deve ora avvenire.
La Chiesa, sposa di Gesù, non si disorienta. Essa persiste presso la tomba che serra il corpo amato. L'amore non si affievolisce, non si dispera; l'amore può tutto e spera tutto. Sa di essere più forte della morte. Che cosa non ha fatto in quell'ora di tenebre l'amore di alcuni, tra cui la Vergine Maria, perché Gesù fosse strappato alla morte? Dio solo lo sa. Ha qualcuno presentito la densità di vita di cui questo cadavere e questa tomba sono colmi, come un giardino in primavera, dove anche di notte è tutto un fruscio di vita e di linfa che scorre? Noi non lo sappiamo. Sappiamo solo che Giuseppe d'Arimatea fece rotolare una grande pietra all'entrata della tomba prima di andarsene, mentre Maria Maddalena e l'altra Maria erano là, ferme di fronte alla tomba. Esse non sanno sicuramente ancora niente. Ma perseverano nell'amore. Il vuoto che improvvisamente si è creato davanti a loro è così grande che solo Dio potrebbe colmarlo. Con loro, tutta la Chiesa attende nell'amore (A. L)UF, Solo l'amore vi basterà. Commento spirituale al Vangelo di Luca, Casale Monf. 1985. 63s)


Veglia della Notte santa – la Madre di tutte le veglie.
Così S. Agostino definisce questa celebrazione.
Essa si colloca al cuore dell'Anno liturgico, al centro di ogni celebrazione.
Ad essa si preparavano i nuovi cristiani, in essa speravano i peccatori,
 tutti potevano di nuovo attingere dalla mensa ai «cancelli celesti».
Essa rappresenta Totum pasquale sacramentum.
 Infatti in essa si celebrano non solo i fatti della risurrezione,
ma anche quelli della passione di Cristo.

 

Tutte le Letture della Liturgia di oggi , qui :


Veglia Pasquale
"Donaci, o Signore, di cominciare una vita nuova nel segno della Risurrezione di tuo Figlio. Fa che non ascoltiamo noi stessi, i nostri sentimenti, le nostre abitudini, le nostre paure che ci fanno ricadere nell'usato, in ciò che è trito, in ciò che è banale e da poco. Fa che dimenticando i nostri sentimenti, noi ci lasciamo invadere da quella pienezza di Spirito Santo che tu, o Signore,Dio con noi, Dio per noi, diffondi nella Risurrezione di tuo Figlio» (C.M. Martini).




 Lc 24,1-12

[1] Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. [2]Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; [3]ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. [4]Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. [5]Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: <[6]Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, [7]dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno>>. [8]Ed esse si ricordarono delle sue parole. [9]E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. [10]Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. [11]Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse. [12]Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto.



II racconto di Luca è costruito secondo uno schema che ritroveremo anche nelle due successive apparizioni del c. 24. Alle donne incerte e impaurite appaiono due uomini «in vesti sfolgoranti» (al v. 23 saranno espressamente definiti angeli), che rivolgono loro una domanda prima di recare l'annuncio; lo stesso farà lo sconosciuto viandante con i discepoli di Emmaus (v. 26) e il Risorto con gli apostoli (v. 38). L'interrogativo apre all'insperato. Alla domanda segue il messaggio tipico del kérygma: «Non è qui [insistenza sulla tomba vuota], è risuscitato»', quindi Luca riporta un invito fondamentale: «Ricordatevi...» (v. 6). Questo 'fare memoria' della parola di Gesù o delle Scritture è condizione necessaria per vedere e riconoscere il Risorto. L'incontro con lui apre spontaneamente alla missione. Lo testimoniano le donne che, senza essere esplicitamente inviate, avvertono l'urgenza di comunicare l'inaudita notizia agli apostoli e ai discepoli di Gesù. A questo punto l'evangelista riferisce i nomi delle donne, ben noti nella comunità. Se le loro parole sembrano vaneggiamenti, Pietro tuttavia se ne sente avvinto e corre al sepolcro, dove constaterà che davvero il corpo del Signore non è lì. Inizia ora la storia della Chiesa, fondata sulla fede pasquale di Simon Pietro e degli altri apostoli.


   Per la lettura spirituale
E’ notte. Non una notte però maligna, senza strade, ma buona,
ricolma della vicinanza di Dio, e la sua Parola ci conduce.
 La seguiamo, e ci guida alle origini della nostra esistenza.
Abbiamo udito le profezie, che mostrano il cammino della salvezza attraverso la storia.
 La prima d'esse parla dei principio del mondo, quando Dio creò tutte le cose;
 la seconda dei principio della storia sacra, quando Abramo fu chiamato e stipulò
 il patto con lui e così via. Un  evento segue l'altro, e noi vediamo
la grande concatenazione fino a quella notte, di cui ha cantato l’ExuItet:
 la notte «veramente beata», in cui il Signore risorse dalla morte e dall'oscurità
della tomba alla gloria della sua vita eterna. Non solo sentiamo d'essa,
ma partecipiamo all'esperienza che la vive. A quest'ora essa è vicina;
poiché quanto egli fece e quanto gli accadde, è azione divina destinata a entrare
in modo sempre nuovo nell'esistenza cristiana, al momento della sacra celebrazione.
La stessa celebrazione ci porta a quel principio in cui - e ora non è più consentito dire noi, ma io ciascuno deve dire con serietà e gioia: a quel principio in cui io sono scaturito a nuova vita dalla grazia creatrice di Dio, al battesimo. Quando lo si celebrò per me, la luce è sbocciata in me. Quella vita, che deve durare per tutta l'eternità, è iniziata in me.
Allora ho accolto la vita di Cristo nell'intimo dei mio essere, nell'anima dell'anima mia.
Ora assumo ciò che ne consegue: essere una persona che vive non solo quale uomo,
ma come chi ha ricevuto il sigillo dei Signore.


La pietra era rotolata, la tomba era vuota,
 la prigione della morte aveva aperto le sue porte.
Per la prima volta la terra aveva restituito quello che teneva,
per darlo al cielo.
Quelli che ti cercavano morto hanno visto coi loro occhi
che tu eri là, hanno sentito l'annuncio che tu eri vivo:
 essi erano invitati a credere all'impossibile,
alla tua risurrezione. Anch'essi sono usciti, grazie a te,
dalla tomba che opprimeva loro il cuore,
quella della tristezza e delle speranze deluse,
 della notte del Calvario che aveva oscurato l'universo umano.
 Tutta l'umanità è stata liberata dal dominio delle potenze della morte.
Tutti quelli che sono ancora destinati a morire
sanno che riceveranno una vita superiore.
Dalle tombe interiori che vorrebbero rinchiudere
i nostri cuori nel dolore, nel fallimento, nella disperazione,
facci uscire vivi, più vivi che mai .
E per noi che la vita ha trionfato in te !


 Contempla
0 notte più chiara del giorno!
0 notte più luminosa del sole!
0 notte più candida della neve!
più illuminante delle nostre fiaccole, più soave del paradiso!
 0 notte che non conosce tenebre;
 tu allontani il sonno e ci fai vegliare con gli angeli.
0 notte, terrore dei demoni, notte pasquale, attesa per un anno!
Notte nuziale della Chiesa che dai vita ai nuovi battezzati
 e rendi innocuo il demonio intorpidito.
 Notte in cui l'Erede introduce gli eredi nell'eternità.


Scrutare nel buio
La paura va scrutata.
La paura del buio va affrontata e esaminata.
La paura del , esaminata, sarà la prova illuminata: la luce.

La coscienza del sepolcro vuoto è la sorgente e l'apice della fede.
La speranza non è mai vaga, perché è fondata su una tomba vuota.
L'amore è un sepolcro buio, che ci lasciamo illuminare con un dono.

Scrutare nel buio dell'io, del mondo e di Dio: è la missione della Chiesa.
E ha come effetto la resurrezione dell'io, del mondo e di Dio, oggi, attraverso la Chiesa, che fa appunto da sepolcro: buio, vuoto, ma...
E' attraverso questo segno che Gesù sceglie di rivelarsi al mondo.

Ogni resurrezione non autenticata dal confronto/raffronto con questa esperienza del sepolcro vuoto finisce lì, nel sepolcro: "nulla" e "vuoto".

Il cammino del Cristo attraversa sempre il sepolcro dell'umanità in cammino, il buio delle notti e dei nulla quotidiani, rivitalizzandoli e resuscitandoli in , nella sua Risurrezione.

La Veglia ci dice che solo l'attesa - la "veglia" - ci permette di accedere a questo dono, che è dato appunto in dono a ciascuno e a tutti, in tutto.

SCRUTARE NELL'ATTESA FA APPARIRE CIO' CHE E' OLTRE IL BUIO
don Luciano Sanvito

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