domenica 28 ottobre 2012

AVERE SEMPRE FAME E SETE


PURIFICA LA DIMORA DEL TUO CUORE
Dice Gesù: "lo sono colui che ama la purezza; Colui che do­na ogni santità. lo cerco un cuore puro: là è il luogo del mio ri­poso. "Prepara per me un'ampia sala dove cenare (Lc 22,12) e farò la Pasqua presso di te con i miei discepoli" (Mc 14,15). Se vuoi che venga a te e rimanga presso di te, togli "il vec­chio fermento del peccato" (1 Cor 5,7), purifica la dimora del tuo cuore.
Caccia fuori tutto il mondo e tutto il disordine delle passioni; sta' "come il passero solitario sul tetto" (Sal 101,8) e ripensa, con amarezza di cuore, alla tua ingratitudine. Chi veramente ama, prepara a colui da cui è amato, il luogo migliore e più bel­lo: di qui si conosce l'amore di chi riceve il suo Dio.
Sappi tuttavia che, per questa preparazione, - anche se du­rasse un intero anno e tu non avessi altro in mente - non po­tresti mai fare abbastanza con le tue sole forze. Solo per mia benevolenza e grazia ti viene concesso di accostarti alla mia mensa: come se un povero fosse chiamato al banchetto di un ricco e non avesse altro modo di ripagare che farsi piccolo e dire grazie.

Fa' dunque tutto quello che sta in te; fallo con ogni attenzio­ne, non per abitudine, non per forza. Accogli il Corpo del tuo Dio che si degna di venire a te, con santo rispetto, con venera­zione e con amore. Sono lo che ti ho chiamato; sono lo che ti ho comandato di venire a me; e sarò lo a supplire alla tua povertà. Vieni e accoglimi.
Vieni per ricevere da me la santità, nell'unione con me; per ricevere nuova grazia, nel rinnovato, ardente desiderio di puri­ficazione.
"Non disprezzare questa grazia" (1 Tm 4,14); prepara invece il tuo cuore con ogni cura e fa' entrare in te il tuo Dio. Ricorda che è necessario non solo che tu ti disponga a since­ra devozione prima della Comunione, ma anche che tu ti con­servi in essa, con ogni diligenza, dopo avermi ricevuto. La tua vigilanza dopo la santa Comunione non deve essere inferiore a quella della preparazione; essa infatti ti dispone a ricevere sem­pre nuova grazia.
Chi, dopo la Santa Comunione, si abbandona alle cose este­riori, difficilmente si troverà ben disposto a ricevermi con de­vozione.
Evita il molto parlare; preferisci startene col tuo Dio. Tu lo possiedi! Il mondo intero non potrà togliertelo. Donati a me interamente, e vivi più in Me che in te, per sentirti libero da ogni affanno.

Dal libro, L'imitazione di Cristo. 


CIASCUNO ESAMINI SE STESSO
Io ho ricevuto dal Signore ciò che a mia vol­ta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella not­te in cui veniva tradito, prese il pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo che è per voi, fate questo in memo­ria di me".
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese an­che il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete, in memoria di me".
Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la mor­te del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore.
Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria con­danna (1 Corinti, 11,23-32).

Per fare una buona comunione sono necessarie tre cose:
 1. essere in grazia di Dio;
 2. sapere e pensare chi si va a ri­cevere;
 3. osservare il digiuno eucaristico.

Essere in grazia di Dio significa avere la coscienza monda da ogni peccato mortale.
Chi si comunica sapendo di essere in peccato mortale, ri­ceve Gesù Cristo, ma non la sua grazia; anzi, commette un orribile sacrilegio.
(Catechismo di S. Pio X). 


AVERE SEMPRE FAME E SETE
Fratelli carissimi, ascoltate attentamente. Ciò che vi dirò è ne­cessario al vostro bene. Sono verità che ristoreranno la sete del­la vostra anima. Vi parlerò infatti della inesauribile sorgente di­vina. Però, per quanto sembri paradossale, vi dirò: non estin­guete mai la vostra sete. Così potrete continuare a bere alla sor­gente della vita, senza mai smettere di desiderarla. È la stessa sorgente, la fontana dell'acqua viva che vi chiama a sé e vi di­ce: "Chi ha sete venga da Me e beva" (Gv 7,3).
Bisogna capire bene quello che si deve bere. Ve lo dica lo stesso profeta Geremia, ve lo dica la sorgente stessa: "Hanno abbandonato me sorgente di acqua viva, dice il Signore" (Ger 2,13). È dunque il Signore stesso, il nostro Dio Gesù Cristo, questa sorgente di vita che ci invita a Sé, perché di lui bevia­mo. Beve di lui chi lo ama. Beve di lui chi si disseta della parola di Dio: chi lo ama ardentemente e con vivo desiderio. Beve di lui chi arde d'amore per la sapienza.
Osservate bene da dove scaturisce questa fonte; poiché quel­lo stesso che è il Pane è anche la Fonte, cioé il Figlio unico, il nostro Dio Cristo Signore, di cui dobbiamo aver sempre fame. È vero che amandolo lo mangiamo e desiderandolo lo introdu­ciamo in noi; tuttavia dobbiamo sempre desiderarlo come degli affamati. Con tutta la forza del nostro amore beviamo di Lui che è la nostra sorgente; attingiamo da lui con tutta l'intensità del nostro cuore e gustiamo la dolcezza del suo amore.
Il Signore infatti è dolce e soave: sebbene lo mangiamo e lo beviamo, dobbiamo tuttavia averne sempre fame e sete, perché è nostro cibo e nostra bevanda. Nessuno potrà mai mangiarlo e berlo interamente, perché mangiandolo e bevendolo non si esaurisce, né si consuma. Questo nostro Pane è eterno, questa nostra sorgente è perenne, questa nostra fonte è dolce.
Per tale motivo il profeta afferma: "Voi tutti assetati, venite alla fonte" (Is 55,1). Questa fonte è per chi ha sete, non per chi è sazio. Giustamente quindi chiama a sé quelli che hanno sete, che dichiara beati nel discorso della montagna. Questi non be­vono mai a sufficienza; anzi quanto più bevono tanto più han­no sete.
È dunque necessario, o fratelli, che noi sempre desideriamo, cerchiamo e amiamo "la fonte della sapienza, il Verbo di Dio altissimo" (Sir 1,5), nel quale, secondo le parole dell'Aposto­lo, "sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza" (Col 2,3).
Se hai sete, bevi alla fonte della vita; se hai fame, mangia di questo Pane di vita. Beati coloro che hanno fame di questo Pa­ne e sete di quest'acqua, perché, pur mangiandone e bevendone sempre, desiderano di mangiarne e di berne ancora. Deve esse­re senza dubbio indicibilmente gustoso il cibo che si mangia e la bevanda che si beve per non sentirsene mai sazi e infastiditi, anzi sempre più soddisfatti e bramosi. Per questo il profeta di­ce: "Gustate e vedete quanto è buono il Signore" (Sal 33,9).

Dalle "Istruzioni" di S. Colombano, abate. 

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