PURIFICA LA DIMORA DEL TUO CUORE
Dice Gesù: "lo sono colui che ama la purezza; Colui che dona ogni santità. lo cerco un cuore puro: là è il luogo del mio riposo. "Prepara per me un'ampia sala dove cenare (Lc 22,12) e farò la Pasqua presso di te con i miei discepoli" (Mc 14,15). Se vuoi che venga a te e rimanga presso di te, togli "il vecchio fermento del peccato" (1 Cor 5,7), purifica la dimora del tuo cuore.
Caccia fuori tutto il mondo e tutto il disordine delle passioni; sta' "come il passero solitario sul tetto" (Sal 101,8) e ripensa, con amarezza di cuore, alla tua ingratitudine. Chi veramente ama, prepara a colui da cui è amato, il luogo migliore e più bello: di qui si conosce l'amore di chi riceve il suo Dio.
Sappi tuttavia che, per questa preparazione, - anche se durasse un intero anno e tu non avessi altro in mente - non potresti mai fare abbastanza con le tue sole forze. Solo per mia benevolenza e grazia ti viene concesso di accostarti alla mia mensa: come se un povero fosse chiamato al banchetto di un ricco e non avesse altro modo di ripagare che farsi piccolo e dire grazie.
Fa' dunque tutto quello che sta in te; fallo con ogni attenzione, non per abitudine, non per forza. Accogli il Corpo del tuo Dio che si degna di venire a te, con santo rispetto, con venerazione e con amore. Sono lo che ti ho chiamato; sono lo che ti ho comandato di venire a me; e sarò lo a supplire alla tua povertà. Vieni e accoglimi.
Vieni per ricevere da me la santità, nell'unione con me; per ricevere nuova grazia, nel rinnovato, ardente desiderio di purificazione.
"Non disprezzare questa grazia" (1 Tm 4,14); prepara invece il tuo cuore con ogni cura e fa' entrare in te il tuo Dio. Ricorda che è necessario non solo che tu ti disponga a sincera devozione prima della Comunione, ma anche che tu ti conservi in essa, con ogni diligenza, dopo avermi ricevuto. La tua vigilanza dopo la santa Comunione non deve essere inferiore a quella della preparazione; essa infatti ti dispone a ricevere sempre nuova grazia.
Chi, dopo la Santa Comunione, si abbandona alle cose esteriori, difficilmente si troverà ben disposto a ricevermi con devozione.
Evita il molto parlare; preferisci startene col tuo Dio. Tu lo possiedi! Il mondo intero non potrà togliertelo. Donati a me interamente, e vivi più in Me che in te, per sentirti libero da ogni affanno.
Dal libro, L'imitazione di Cristo.
CIASCUNO ESAMINI SE STESSO
Io ho ricevuto dal Signore ciò che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese il pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo che è per voi, fate questo in memoria di me".
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete, in memoria di me".
Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore.
Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna (1 Corinti, 11,23-32).
Per fare una buona comunione sono necessarie tre cose:
1. essere in grazia di Dio;
2. sapere e pensare chi si va a ricevere;
3. osservare il digiuno eucaristico.
Essere in grazia di Dio significa avere la coscienza monda da ogni peccato mortale.
Chi si comunica sapendo di essere in peccato mortale, riceve Gesù Cristo, ma non la sua grazia; anzi, commette un orribile sacrilegio.
(Catechismo di S. Pio X).
Fratelli carissimi, ascoltate attentamente. Ciò che vi dirò è necessario al vostro bene. Sono verità che ristoreranno la sete della vostra anima. Vi parlerò infatti della inesauribile sorgente divina. Però, per quanto sembri paradossale, vi dirò: non estinguete mai la vostra sete. Così potrete continuare a bere alla sorgente della vita, senza mai smettere di desiderarla. È la stessa sorgente, la fontana dell'acqua viva che vi chiama a sé e vi dice: "Chi ha sete venga da Me e beva" (Gv 7,3).
Bisogna capire bene quello che si deve bere. Ve lo dica lo stesso profeta Geremia, ve lo dica la sorgente stessa: "Hanno abbandonato me sorgente di acqua viva, dice il Signore" (Ger 2,13). È dunque il Signore stesso, il nostro Dio Gesù Cristo, questa sorgente di vita che ci invita a Sé, perché di lui beviamo. Beve di lui chi lo ama. Beve di lui chi si disseta della parola di Dio: chi lo ama ardentemente e con vivo desiderio. Beve di lui chi arde d'amore per la sapienza.
Osservate bene da dove scaturisce questa fonte; poiché quello stesso che è il Pane è anche la Fonte, cioé il Figlio unico, il nostro Dio Cristo Signore, di cui dobbiamo aver sempre fame. È vero che amandolo lo mangiamo e desiderandolo lo introduciamo in noi; tuttavia dobbiamo sempre desiderarlo come degli affamati. Con tutta la forza del nostro amore beviamo di Lui che è la nostra sorgente; attingiamo da lui con tutta l'intensità del nostro cuore e gustiamo la dolcezza del suo amore.
Il Signore infatti è dolce e soave: sebbene lo mangiamo e lo beviamo, dobbiamo tuttavia averne sempre fame e sete, perché è nostro cibo e nostra bevanda. Nessuno potrà mai mangiarlo e berlo interamente, perché mangiandolo e bevendolo non si esaurisce, né si consuma. Questo nostro Pane è eterno, questa nostra sorgente è perenne, questa nostra fonte è dolce.
Per tale motivo il profeta afferma: "Voi tutti assetati, venite alla fonte" (Is 55,1). Questa fonte è per chi ha sete, non per chi è sazio. Giustamente quindi chiama a sé quelli che hanno sete, che dichiara beati nel discorso della montagna. Questi non bevono mai a sufficienza; anzi quanto più bevono tanto più hanno sete.
È dunque necessario, o fratelli, che noi sempre desideriamo, cerchiamo e amiamo "la fonte della sapienza, il Verbo di Dio altissimo" (Sir 1,5), nel quale, secondo le parole dell'Apostolo, "sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza" (Col 2,3).
Se hai sete, bevi alla fonte della vita; se hai fame, mangia di questo Pane di vita. Beati coloro che hanno fame di questo Pane e sete di quest'acqua, perché, pur mangiandone e bevendone sempre, desiderano di mangiarne e di berne ancora. Deve essere senza dubbio indicibilmente gustoso il cibo che si mangia e la bevanda che si beve per non sentirsene mai sazi e infastiditi, anzi sempre più soddisfatti e bramosi. Per questo il profeta dice: "Gustate e vedete quanto è buono il Signore" (Sal 33,9).
Dalle "Istruzioni" di S. Colombano, abate.
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