lunedì 17 dicembre 2012
Il Verbo fatto bambino
Il Verbo fatto bambino ci aiuta a comprendere il modo di agire di Dio, affinché siamo capaci di lasciarci sempre più trasformare dalla sua bontà e dalla sua infinita misericordia. Nella notte del mondo, lasciamoci ancora sorprendere e illuminare da questo atto di Dio, che è totalmente inaspettato: Dio si fa Bambino. Lasciamoci sorprendere, illuminare dalla Stella che ha inondato di gioia l’universo. Gesù Bambino, giungendo a noi, non ci trovi impreparati, impegnati soltanto a rendere più bella la realtà esteriore. La cura che poniamo per rendere più splendenti le nostre strade e le nostre case ci spinga ancora di più a predisporre il nostro animo ad incontrare Colui che verrà a visitarci, che è la vera bellezza e la vera luce. Purifichiamo quindi la nostra coscienza e la nostra vita da ciò che è contrario a questa venuta: pensieri, parole, atteggiamenti e azioni, spronandoci a compiere il bene e a contribuire a realizzare in questo nostro mondo la pace e la giustizia per ogni uomo e a camminare così incontro al Signore.
Benedetto XVI,
venerdì 7 dicembre 2012
mercoledì 21 novembre 2012
IL PADRE SPIRITUALE
Chi è il Padre Spirituale?
Quando si riscopre un cammino di fede o quando lo si scopre la prima volta si prova una grande gioia, ma poco dopo sorgono anche i problemi. Infatti è facile che il mondo, con i suoi mille problemi, soffochi la fede nascente oppure che non si sappia bene come continuare a muoversi nella direzione di Cristo. Ecco che allora ci viene in aiuto la figura del Padre Spirituale, ovvero colui che può darci l’impulso di iniziare un rapporto vivo con Gesù, che ci indica come nutrire la nostra fede, come tenerla sempre viva, che anche ci richiama e ci aiuta a svilupparla e viverla nelle situazioni che la vita ci presenta. E’, in pratica, una figura che trasmette la vita divina e proprio per questa sua prerogativa non è qualcuno che viene scelto, ma qualcuno che Dio ci dona gratuitamente. Nei testi sacri troviamo molti esempi di questo tipo, il primo che mi viene in mente è quello di Tobia, infatti, dovendo egli intraprendere un lungo e difficile viaggio, il padre Tobi gli dice: “Cercati, o figlio, un uomo di fiducia che ti faccia da guida!” (Tb 5,3) oppure nel libro di Samuele quando Samuele si sente chiamare, ma non capisce che è il Signore a chiamarlo, sarà poi Eli a spiegarglielo e a istruirlo su come rispondere alla chiamata. Però, se è vero, che il Padre Spirituale non è una scelta, ma un dono è altrettanto vero che bisogna stare attenti a chi si propone come Padre Spirituale. Infatti questo non è un compito facile, ma è carico di responsabilità e se qualcuno si propone come vostro Padre Spirituale forse non ha ben chiaro questo o forse ha frainteso cosa comporta questo ruolo. Dobbiamo invece fidarci di chi Dio ci fa incontrare e di chi ci mette accanto, dobbiamo essere noi a chiedere, a chi individuiamo, se vuole essere il nostro Padre Spirituale. Non deve essere per forza una persona che la pensa come noi, certamente deve essere una persona con cui noi ci sentiamo a nostro agio o meglio, da cui non ci sentiamo giudicati, ma se poi ci accorgiamo che la pensa diversamente da noi questa può essere una grande ricchezza non una mancanza. Vera Madre e Padre Spirituale di ognuno di noi è la Chiesa, ma all’interno della Chiesa ci sono persone che esercitano in particolare questo carisma, allora possiamo scegliere una di queste persone seguendo un impulso dello Spirito Santo o un segno di Dio (il fatto stesso che ci faccia incontrare una persona, ad esempio). Davanti al nostro Padre Spirituale dobbiamo essere umili e veri, lasciandoci guidare sulla via della fede cristiana, ma avendo ben presente che è un Padre Spirituale non uno psicologo né, tanto meno, uno psichiatra, quindi se abbiamo bisogno di un aiuto medico specialistico non è dal Padre Spirituale che lo possiamo ricevere. Certamente un Padre Spirituale è anche un po’ psicologo, ma nel senso che sa come parlare a chi ha di fronte, questo sopratutto grazie allo Spirito Santo che è in lui, non è invece uno psicologo in senso medico. Al Padre Spirituale si può raccontare qualunque dubbio ci angustia ed egli cercherà di illuminarci, ci spronerà, ci rimprovererà anche, ci guiderà fino a che arriverà il momento in cui noi saremo cristiani completamente autonomi capaci di camminare nella fede da soli. Questo è importante perché altrimenti si corre il rischio di appoggiarsi sempre al Padre Spirituale e allora, invece di essere una figura che aiuta a crescere (come accade col padre naturale che ti educa per essere uomo completo), finisce con l’essere una figura a cui ci si appoggia sempre e comunque, per ogni scelta, impedendo così una nostra reale crescita. Ricordiamoci che anche il Padre Spirituale è una persona e magari, ogni tanto, anche lui ha voglia di raccontarci qualcosa, di sfogarsi, quindi non dobbiamo avere paura di chiedere di lui, della sua salute. In questo modo, piano piano, egli diventerà un amico perché intanto noi avremo imparato a camminare da soli, ad essere cristiani pienamente maturi.
Qual'è il compito del Padre Spirituale?
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...il padre spirituale porta anime a Dio... |
Qual è esattamente il compito del padre spirituale? «La sollecitudine per le anime riscattate dal sangue di Cristo» ci dice Basilio. Ιl padre spirituale è la guida nella vita in Cristo, e il medico dell'anima che «cοn molta misericordia, secondo quanto ha imparato dal Signore» cura le passioni e aiuta il proprio figlio spirituale ad aequistare la salute in Cristo: una fede viva e una solida vita spirituale. Il padre spirituale ha il carisma di saper leggere nel cuore dei discepoli e operare un discernimento; si tratta cioè della facoltà di cogliere intuitivamente i segreti dei cuori, di comprendere le profondità nascoste di cui l'altro non è consapevole. Ιl padre spirituale si inoltra al di là degli atteggiamenti e dei gesti convenzionali dietro ai quali nascondiamo agli altri e a nοi stessi la nostra autentica personalità; e, al di là di tutte queste futili apparenze, egli giunge ad afferrare quell'unica persona, creata a immagine e somiglianza di Dio. Questo potere è più di ordine spirituale che psichico; non e semplicemente una sorta di percezione extrasensoriale ο di chiaroveggenza santificata, ma è il frutto della grazia, presuppone una preghiera attenta e un continuo combattimento ascetico. Ιl carisma di saper leggere nei cuori si manifesta soprattutto nel discernimento dei pensieri. Secondo san Simeone il discernimento è «la lampada» e «l'occhio» spirituale, cοn il quale il padre spirituale vede tanto nel profondo del proprio cuore quanto in quello dei suoi figli spirituali. Ε così può pervenire alla diagnosi corretta e offrire la terapia adeguata Ιl discernimento, che presuppone la purezza del cuore, è un carisma, un dono dello Spirito santo. Ιl padre spirituale che nοn avesse in se stesso la luce dello Spirito santo, nοn vedrebbe bene neppure le proprie azioni, nè potrebbe essere pienamente sicuro che esse siano gradite a Dio: Ε neppure può guidare altri ο insegnare la volontà di Dio, né è degno di ricevere la confessione dei pensieri altru. L’altro carisma del padre spirituale è l'amore, la capacità di amare gli altri e di accogliere come proprie le loro sofferenze e le loro tentazioni. Senza amore nοn vi può essere paternità spirituale. L'amore, secondo i nostri maestri spirituali, nοn è soltanto il primo dovere del padre spirituale, ma il fondamento e l'essenza della paternità spirituale. L'amore per gli altri presuppone la «con-passione»; questo è il primo significato della parola compassione: «Portate i pesi gli uni degli altri, e così adempirete la legge di Cristo» (Gal 6,2). ll padre spirituale è colui che, prima di ogni altra cosa, porta i pesi degli altri, dei suoi figli spirituali. Fa proprie le loro sofferenze, le loro colpe, le loro tentazioni, i loro peccati; lotta e si prende cura della lοrο crescita in Cristo .
(dal web)
lunedì 29 ottobre 2012
DIO E' SOLO AMORE
...sono ferite d'amore... |
Dio non è altro che amore
Tutto sta in questo: non è che. Vi invito a passare attraverso il fuoco della negazione: solo al di là, infatti, la verità si dispiega in pienezza. Dio è l’onnipotente? No, Dio non è altro che amore. Dio è infinito? No, Dio non è altro che amore. Dio è sapiente? No. E a tutte le domande che mi porrete io vi risponderò: no e poi no. Dio non è altro che amore.
Affermare che Dio è onnipotente significa porre come fondamento una potenza che può esercitarsi anche attraverso il dominio e la distruzione. Ci sono degli esseri che sono potenti per distruggere: il diavolo è il primo e il più potente di questi. Molti cristiani mettono l’onnipotenza come sfondo e poi, solo in un secondo momento, aggiungono: Dio è amore, Dio ci ama. È falso! L’onnipotenza di Dio è l’onnipotenza dell’amore: è l’amore che è onnipotente.
Si dice: Dio può tutto! No. Dio non può tutto. Dio può soltanto ciò che l’amore può, perché egli non è altro che amore. E tutte le volte che usciamo dalla sfera dell’amore ci inganniamo su Dio e ci costruiamo un idolo.
C’è una differenza fondamentale tra un onnipotente che ci amerebbe e un amore onnipotente. Un amore onnipotente non solo è incapace di distruggere qualcosa, ma è capace di arrivare fino alla morte.
In Dio non esiste altra potenza all’infuori della potenza dell’amore e Gesù ci dice: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (Gv 15,13). Egli ci rivela l’onnipotenza dell’amore accettando di morire per noi. Quando Gesù fu arrestato nel Getsemani disse al discepolo che mette mano alla spada e colpisce il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio: Rimetti la spada nel fodero, perché quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? (Mt 26,52-53). Ma si è guardato bene dal farlo perché, in quel modo, ci avrebbe rivelato un falso Dio, ci avrebbe rivelato un onnipotente invece di rivelarci il vero Dio, colui che arriva fino a dare la vita per i propri amici. La morte di Gesù ci rivela la qualità dell’onnipotenza di Dio; non è un’onnipotenza di dominio, di sopraffazione, non è una potenza arbitraria. No, egli non è altro che amore, ma questo amore è onnipotente.
Tutti gli attributi di Dio (onnipotenza, sapienza, bellezza,...) sono gli attributi del suo amore. Ecco allora la formula che vi propongo: l’amore non è un attributo di Dio tra gli altri attributi, ma gli attributi di Dio sono gli attributi dell’amore. L’amore di Dio è onnipotente, sapiente, bello, infinito...
Che cos’è un amore onnipotente? È un amore che va fino all’estremo.
L’onnipotenza dell’amore è la morte: andare fino all’estremo significa morire per le persone amate.
LE CARATTERISTICHE DELL'AMORE
L’amore è accoglienza e dono. Il bacio è un bellissimo simbolo d’amore perché è segno del dono e dell’accoglienza a un tempo. Il bacio è lo scambio dei respiri che significa lo scambio delle nostre profondità: io mi soffio in te, mi espiro in te e ti aspiro in me in modo tale che io sia in te e tu in me.
Amore significa rinunciare a vivere in sé, per sé e in forza di sé per vivere per l’altro (è il dono) e in forza dell’altro (è l’accoglienza). È tutto il mistero della Trinità. La vita di Dio è questa vita di accoglienza e di dono. Il Padre non è altro che movimento verso il Figlio. Il Padre è paternità in grazia del Figlio e per il Figlio. Il Figlio è per il Padre e in forza del Padre. E lo Spirito Santo è il loro reciproco bacio, il loro reciproco amore.
Dal momento che la vita di Dio è questa vita di accoglienza e di dono, e poiché io devo diventare ciò che Dio è, non posso volere di essere un uomo solitario. Se sono un uomo solitario non assomiglio a Dio. E se non assomiglio a Dio, non potrò condividere eternamente la sua vita. Questo è ciò che si chiama peccato: non assomigliare a Dio, non tendere a diventare ciò che egli è, dono e accoglienza.
Se Dio non è altro che amore, allora è povero, dipendente, umile. Quando vedo Gesù inginocchiato ai piedi degli apostoli intento a lavare loro i piedi, proprio in quel momento lo sento affermare: Chi vede me, vede il Padre, cioè: Chi vede me, vede Dio (cfr. Gv 14,9). Dio non si rivela a noi come l’essere infinito. Il Dio in cui noi crediamo è il Dio rivelato da Gesù Cristo: un Dio povero, dipendente, umile.
POVERTA' DI DIO
Non esiste amore senza povertà. Approfondiamo questa meditazione a partire dalla nostra esperienza umana. Quando un uomo guarda la sua donna con uno sguardo d’amore in cui non c’è altro che amore cosa può dirle? Qual è la frase che può pronunziare per tradurre in linguaggio questo sguardo d’amore? Io non ne trovo che una: Tu sei tutto per me, tu sei tutta la mia gioia. È una parola di povertà: se sei tu a essere tutto, io non sono nulla. Al di fuori di te, io sono povero. La mia ricchezza non sta in me, ma in te. La mia ricchezza sei tu e io sono povero.
È Dio il più povero di tutti gli esseri. O se l’espressione non vi piace, dite pure che Dio è ricco, ma aggiungete immediatamente: ricco in amore e non in avere. Ora essere ricco in amore ed essere povero è esattamente la stessa cosa. Dio è amore infinito e quindi Dio è un infinito di povertà, un infinito di altruismo e di dono. La proprietà è il contrario stesso di Dio.
UMILTA' DI DIO
L’amore è accoglienza e dono. Il bacio è un bellissimo simbolo d’amore perché è segno del dono e dell’accoglienza a un tempo. Il bacio è lo scambio dei respiri che significa lo scambio delle nostre profondità: io mi soffio in te, mi espiro in te e ti aspiro in me in modo tale che io sia in te e tu in me.

Se Dio non è altro che amore, allora è povero, dipendente, umile. Quando vedo Gesù inginocchiato ai piedi degli apostoli intento a lavare loro i piedi, proprio in quel momento lo sento affermare: Chi vede me, vede il Padre, cioè: Chi vede me, vede Dio (cfr. Gv 14,9). Dio non si rivela a noi come l’essere infinito. Il Dio in cui noi crediamo è il Dio rivelato da Gesù Cristo: un Dio povero, dipendente, umile.
POVERTA' DI DIO
Non esiste amore senza povertà. Approfondiamo questa meditazione a partire dalla nostra esperienza umana. Quando un uomo guarda la sua donna con uno sguardo d’amore in cui non c’è altro che amore cosa può dirle? Qual è la frase che può pronunziare per tradurre in linguaggio questo sguardo d’amore? Io non ne trovo che una: Tu sei tutto per me, tu sei tutta la mia gioia. È una parola di povertà: se sei tu a essere tutto, io non sono nulla. Al di fuori di te, io sono povero. La mia ricchezza non sta in me, ma in te. La mia ricchezza sei tu e io sono povero.
Se questo è già vero nell’amore umano, come lo è maggiormente quando si tratta di Dio. Dio è la povertà assoluta: in lui non c’è traccia di avere, di possesso. Eternamente il Padre dice al Figlio: tu sei tutto per me. Il Figlio risponde al Padre: tu sei tutto per me. E lo Spirito Santo è il dinamismo stesso di questa povertà.

Certo, nella complessità delle vicende umane, una certa dose di proprietà è necessaria: quaggiù l’essere senza avere è impossibile. Per questo la Chiesa insegna che c’è un diritto di proprietà: perché l’essere umano sia tale, è necessaria una certa quantità di avere. Ma in Dio non è assolutamente vero. E noi entreremo in Dio solo quando ci saremo spogliati di ogni avere. La povertà materiale di Betlemme e di Nazaret è solo il segno di una povertà molto più profonda: povertà immensa di Dio, infinita, assoluta, senza la quale non possiamo affermare che Dio è amore.
Come siamo lontani da certe immagini di Dio! Siamo cristiani seri: è qui il nucleo della nostra fede. Il cristiano serio è colui che afferma la povertà infinita di Dio.
DIPENDENZA DI DIO
Amare significa dipendere: ti amo, ti seguirei in capo al mondo, voglio dipendere da te.
Se nell’amore umano amare significa voler dipendere, questo è vero a maggior ragione di Dio, in cui l’amore viene vissuto in pienezza. Se Dio non è altro che amore, egli è il più dipendente di tutti gli esseri, è un infinito di dipendenza.
Stiamo attenti a non cadere nell’ambiguità, perché ci sono due tipi di dipendenza. Cerchiamo di chiarirci con un esempio. È il bambino che dipende dalla madre o è la madre che dipende dal bambino? Sul piano dell’essere e della vita è il bambino che dipende dalla madre, ma sul piano dell’amore è la madre che dipende dal bambino. Quando lui sta bene è tutta la sua gioia, quando lui sta male o muore è tutto il suo dolore, tanto è dipendente dalla sorte di suo figlio.
Dio è il più dipendente di tutti gli esseri: dipendenza nell’amore, non nell’essere.
Dio è umile, il più umile di tutti gli esseri, perché l’amore non può guardare dall’alto in basso. Uno sguardo fatto cadere dall’alto non può essere uno sguardo d’amore. Bisogna riflettere su questo e rifletterci a lungo. Ci vuole tutta una vita per capire soltanto un poco cosa sia l’amore; ed è proprio questa la vita cristiana.
Quando Gesù lava i piedi agli apostoli, li guarda dal basso in alto; e proprio in quel momento ci dice di essere Dio. Non cerchiamo Dio tra le nuvole quando invece sta lavandoci i piedi. La lavanda dei piedi è certamente una lezione d’amore fraterno, ma più profondamente è una rivelazione di ciò che Dio è. Dio non può che mettersi in basso, altrimenti non possiamo dire che Dio è amore. L’umiltà di Dio è la profondità stessa di Dio.
Se mi chiedete: Dio è più grande di noi? Io vi rispondo: Certamente! Più grande in amore. Quindi, in umiltà Dio è più grande di noi.
Noi non riusciremo mai a essere umili come lo è Dio. Il Dio in cui crediamo è infinitamente umile; in altre parole, si è spogliato di qualsiasi prestigio. Dio è la pienezza dell’umiltà.
Il cuore della potenza e della gloria di Dio è l’umiltà, senza la quale l’amore non è vero amore. L’amore vero non cade mai dall’alto in basso perché l’amore non è dominio ma servizio.
Nel cuore stesso di Dio esiste una potenza di nascondimento di sé.
Ci vuole più potenza nel nascondersi che nell’apparire. Ora, se Dio è onnipotente, Dio è un’infinita potenza di nascondimento di sé. Siamo lontani da Giove, dal paternalismo e dal trionfalismo! È questo il Dio che Gesù Cristo ci rivela.
(Lino Pedron)
domenica 28 ottobre 2012
IO SONO IL PANE CHE DA LA VITA
In verità, in verità vi dico: chi crede in Me ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende nel cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo resusciterò nell'ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i vostri padri e morirono. "Chi mangia questo pane vivrà in eterno". (Giovanni, 6,47-58).
MERAVIGLIOSO CONVITO CHE DA GIOIA SENZA FINE!
L'Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi da uomini dèi.
Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo Corpo come vittima sull'altare della Croce per la nostra riconciliazione.
Sparse il suo Sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati.
Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo Corpo in cibo e il suo Sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dà ai commensali salvezza e gioia senza fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio.
Che cosa di più sublime di questo Sacramento?
Nessun sacramento in realtà e più salutare di questo: per sua virtù vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l'Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti.
Nessuno infine può esprimere la soavità di questo Sacramento. Per mezzo di Esso si gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa memoria di quella altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua Passione.
Egli istituì l'Eucaristia nell'ultima Cena, quando, celebrata la Pasqua con i suoi discepoli, stava per passare dal mondo al Padre.
L'Eucaristia è il memoriale della Passione, il compimento delle figure dell'Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate da Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.
Dalle "Opere" di S. Tommaso d'Aquino.
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